Le Radici della Foresta: una grande interconnessione

Tempo di lettura: 13 minuti.

La Foresta Sotterranea

Nel sottosuolo, nella parte invisibile ai nostri occhi, si estende una foresta infinitamente più grande di quella che è visibile. Formata da radici, funghi, batteri e migliaia di microrganismi è stata soprannominata Wood Wide Web, l’internet delle piante. La ricerca scientifica non solo ha confermato quella che fino a qualche anno fa era considerata solo una teoria ma ha anche gettato nuova luce sulle relazioni simbiotiche e la loro funzione.

La prima a parlare di rete tra alberi e piante è Suzanne Simard, biologa canadese, che durante i suoi studi verifica come le piante coltivate in vaso siano più fragili di quelle che si trovano in foresta. Comincia così ad ipotizzare che non siano solo gli spazi e le interazioni superficiali fra specie a condizionare resilienza e robustezza ma di come sia invece il suolo ad assumere un ruolo determinante. In particolare osserva come la rete di funghi che si interpone fra le radici di piante ed alberi di specie diverse, lavorando in simbiosi con i microrganismi presenti nel terreno, veicoli uno scambio di nutrienti di soccorso ed aiuto per chi è in difficoltà.  Questa rete biologica permette lo scambio di messaggi e coordinare azioni comuni per la sopravvivenza dell’intero ecosistema, in una sorta di grande network vegetale super efficiente 

E’ di recente pubblicazione in Italia, il nuovo libro di Suzanne Simard intitolato l’Albero Madre, in cui parla della vita degli alberi come organismi dal comportamento sociale che condividono risorse, forniscono nutrimento e consigli ai più giovani. Vicinanza e collaborazione, diversità ed inclusione sono gli elementi che caratterizzano la vita nella foresta e la sopravvivenza dell’ecosistema di tutto il pianeta. Vivamente consigliata la lettura, con decine di approfondimenti anche in relazione al nostro articolo.

La prima a parlare di rete tra alberi e piante è Suzanne Simard, biologa canadese, che durante i suoi studi verifica come le piante coltivate in vaso siano più fragili di quelle che si trovano in foresta. Comincia così ad ipotizzare che non siano solo gli spazi e le interazioni superficiali fra specie a condizionare resilienza e robustezza ma di come sia invece il suolo ad assumere un ruolo determinante. In particolare osserva come la rete di funghi che si interpone fra le radici di piante ed alberi di specie diverse, lavorando in simbiosi con i microrganismi presenti nel terreno, veicoli uno scambio di nutrienti di soccorso ed aiuto per chi è in difficoltà.  Questa rete biologica permette lo scambio di messaggi e coordinare azioni comuni per la sopravvivenza dell’intero ecosistema, in una sorta di grande network vegetale super efficiente 

E’ di recente pubblicazione in Italia, il nuovo libro di Suzanne Simard intitolato l’Albero Madre, in cui parla della vita degli alberi come organismi dal comportamento sociale che condividono risorse, forniscono nutrimento e consigli ai più giovani. Vicinanza e collaborazione, diversità ed inclusione sono gli elementi che caratterizzano la vita nella foresta e la sopravvivenza dell’ecosistema di tutto il pianeta. Vivamente consigliata la lettura, con decine di approfondimenti anche in relazione al nostro articolo.

L'Albero Madre di Suzanne Simard

Micorrize

Per micorriza si intende l’associazione simbiotica che si instaura tra funghi e piante, localizzata nell’apparato radicale delle piante. Sono il cuore della rete sotterranea che permette lo scambio di sostanze nutritive come carbonio, azoto, zuccheri e contemporaneamente la trasmissione di bio-informazioni (chimico-fisiche) quali: segnali di pericolo, richieste di soccorso e coordinazione fra specie nella fioritura e maturazione dei frutti.

L’interazione con i microorganismi del suolo è altrettanto importante, infatti cianobatteri, lombrichi, collemboli vivono principalmente in una zona chiamata: Rizosfera, ovvero la porzione di terreno che si trova attorno alle radici e biologicamente ben distinta dal resto del suolo. Questo significa che nella zona di scambio tra le radici e le colonie circostanti, dove avviene lo scambio di molecole segnale degli essudati radicali, si forma un “microclima” in sottile equilibrio.

Se viene a mancare uno solo degli elementi di scambio e gli ecosistemi in prossimità del problema non sono in grado di compensare la richiesta, tutta la catena di sopravvivenza si spezza e l’intera foresta rischia il degrado e la perdita di biodiversità resiliente e resistente ai fattori di disturbo esterno.

L'Apparato radicale

Lo sviluppo dell’apparato radicale di alberi e piante dipende soprattutto dalla composizione del substrato del terreno. Nei terreni sabbiosi, ad esempio, le radici possono raggiungere anche la considerevole profondità di oltre 40 metri per raggiungere la falda acquifera (Africa Settentrionale – specie Tamarix africana). Ma in genere, quello che viene ignorato, è che soprattutto negli alberi le radici si espandono prevalentemente in senso orizzontale per una profondità media di soli 60 cm.

Il raggio di espansione delle radici supera di gran lunga l’estensione dei rami e della chioma e cresce di continuo, con il passare degli anni. Le rare piante centenarie e le rarissime millenarie ancora in vita, hanno radici che superano il chilometro di distanza dal fusto e costituiscono una dorsale di supporto per interi boschi.

Tra le radici di una foresta sana si stabiliscono contatti simbiotici molto stretti che vengono definiti innesti radicali naturali (anastomosi radicale), questo avviene sia in piante della stessa specie ma anche, sebbene molto più raramente, in piante di specie diverse.

La forza di tale adattamento evolutivo è tale per cui se un albero viene tagliato, la base può continuare ad essere nutrita ed incorrere in un processo di riparazione, grazie alle unioni per innesto con altre piante vicine. Questa connessione radicale diventa ancor più presente e “forte” grazie all’azione delle strutture micorriziche che, grazie alle numerosissime ife fungine, connettono il “sistema foresta”.

Esistono anche delle associazioni radicali che permettono o meno lo sviluppo dei semi che cadono in una zona di prossimità. Le radici in presenza di piante che vengono riconosciute come parassite, possono liberare sostanze dette Allelopatiche che inibiscono lo sviluppo di queste specie. Al contrario, se si tratta di semi compatibili con la specie che ha colonizzato il terreno ospite, le condizioni affinché possano germinare e svilupparsi saranno garantite da un buon apporto di sostanze nutritive di scambio.

Questa condizione diventa assai importante soprattutto per alcune specie di orchidee ed ericacee, che hanno semi estremamente piccoli e privi di sostanze di riserva. Le piante di questo tipo possono germinare solo in presenza di alcuni specifici funghi simbionti, senza i quali non sono in grado di procurarsi le sostanze necessarie al loro sviluppo.

L'Albero Madre

Come dei veri e propri grandi saggi, amministrano le risorse della rete e regolano il ritmo di crescita dei giovani che nuovi, si affacciano alla vita nella foresta. Sono in grado attraverso la rete di micorrize di riconoscere gli individui della stessa specie, aprirgli spazio nella foresta riducendo la competizione radicale e favorire il trasferimento di nutrienti verso zone della foresta in sofferenza, ridefinendo il concetto di competizione relativamente alla teoria dell’evoluzione. L’assenza di alberi madre incide negativamente sulla longevità della foresta, così come la capacità di reazione e contrasto di parassiti è molto meno efficace.

Queste interconnessioni che rendono biocomplessa la foresta, possono esistere se l’ambiente forestale è lasciato alla sua evoluzione naturale, per cui la foresta si autodetermina, e se l’Uomo non ha la pretesa di intervenire su dinamiche naturali che si sono evolute nel corso di milioni di anni.  I grandi alberi sono la memoria ancestrale della foresta, regolatori e mitigatori anche di quei forti cambiamenti climatici di cui siamo direttamente responsabili come uomini.

Biocomplessità e Immersioni in Foresta

Abbiamo fino qui introdotto un argomento di grande importanza per le Terapie Forestali, lo stato di salute della foresta, che a ben vedere passa dallo stato di salute delle interconnessioni nel sottosuolo, di cui uno dei fattori determinanti è la biocomplessità.

Perchè le Terapie Forestali risultino efficaci è indispensabile che questa condizione interessi la maggior superficie possibile e non ne venga alterato lo stato. Per questo motivo è importante non solo imparare a muoversi in foresta ma anche riconoscere e proteggere la biodiversità che custodisce.

«Le foreste realmente biocomplesse e sane, frequentate nei tempi e con modi opportuni, che favoriscano la sintonia con essa e non che replichino pratiche già strutturate o che tentino di adattarla a noi, riescono a riequilibrare tutto il nostro organismo, mente e corpo, entrambi compresi nella nostra personale biocomplessità» Raoul Fiordiponti Presidente della Rete TeFFIt – OE.

Ridurre le immersioni in foresta all’inalazione di alcuni elementi, all’uso dei soli cinque sensi o alla pratica di attività in un bel luogo, cose che fanno tutte comunque bene, significa approcciarsi superficialmente rispetto a ciò che una foresta, con la sua complessità biologica può offrire (vedi l’articolo TeFFIt sulle cinque fasi, pubblicato sulla rivista scientifica VISION FOR SUSTAINABILITY: qua l’articolo tradotto)

Possiamo dire, in maniera provocatoria, che l’approccio superficiale di cui sopra è come andare a disturbare e impoverire una foresta per trarne un beneficio talmente piccolo che neanche vale l’inquinamento provocato per arrivarci. La biocomplessità delle foreste ha molto di più da offrire e che solo questa può offrire.

“Le foreste sono ormai universalmente considerate come sistemi complessi adattativi. La capacità adattativa di questi ecosistemi è direttamente proporzionale alla loro resistenza, resilienza e adattabilità/plasticità. Questi attributi sono, a loro volta, funzione del grado di biocomplessità (compositiva, strutturale e funzionale/relazionale) raggiunto dal sistema stesso. Perché una foresta possa raggiungere un elevato livello di complessità è necessario che siano assicurati un adeguato spazio fisico tridimensionale e un intervallo di tempo molto lungo.” Alessandro Bottaci – già Direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Bibliografia

Fonte: Rivista Natura – L’intelligenza delle piante comunica sotto il suolo attraverso le radici

Fonte: Rivista Natura – Così le piante aiutano lo sviluppo dei microbi

Fonte: E-Learnig Unite Università – La lunghezza delle radici

Fonte: Peter Wohlleben – La vita segreta degli alberi

Fonte: TEFFIT – www.teffit.it

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